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Showing posts from November, 2013

L'angolo del Filosofo #6 - Sorella Povertà

© Amber Clay Immagino già le vostre espressioni, gentili lettori di quest'angolo di cui avete testé letto il titolo, ed in verità se siete giunti a leggerlo allora siete davvero tosti, non posso permettermi di fallire, sebbene sia arrivata a capire per quali motivi state rimuginando (saranno le mie doti di maga e la sfera che nascondo in casa a fare capolino). E a cosa state pensando? State certamente giungendo al noto risultato: «con la filosofia non si campa» . Ed è ora che vi stupirò. Perché, ultimamente, sembra che non sia affatto così. In linea teorica sì, non fraintendetemi, eppure, come una volta qualcuno mi ha detto, stiamo attraversando le sabbie mobili di un periodo di "fiera della vanità filosofica", siamo infangati in un melmoso marasma di persone dettesi "filosofi", che si ostinano a fare i tuttologi (al modo stesso dei sociologi) e a conferenziare di qua e di là (uno fra tutti, Diego Fusaro, mi perdoni se per caso sente ronzare le orec...

Interludi #3 - Ci sono momenti

© PDPics/CC Ci sono momenti nei quali non penseresti mai di dirlo eppure lo dici. Ci sono momenti nei quali non vorresti pensarci eppure ci pensi. Ci sono momenti nei quali vorresti sprofondare ma devi resistere. Ci sono momenti nei quali non vorresti salutare ma devi salutare. Ci sono momenti nei quali non vorresti farti notare ma ti notano. Ci sono momenti nei quali non vorresti parlare ma devi intrattenere. Ci sono momenti nei quali qualcuno ti risponde, e non te l'aspettavi. Ci sono momenti nei quali qualcuno ti sorride, e non te l'aspettavi. Ci sono momenti nei quali qualcuno ti si avvicina, e non te l'aspettavi. Ci sono momenti nei quali qualcuno ti offre un pensiero, e non te l'aspettavi. Ci sono momenti nei quali qualcuno ti ascolta, e non te l'aspettavi. Ci sono momenti da ricordare. Ci sono momenti da accarezzare. Ci sono momenti da dimenticare. Ci sono momenti da buttare. Ci sono momenti per fare il primo passo. Ci sono momenti...

A Trento #6 - In una limpida giornata

© Ed Yourdon/CC In una limpida giornata, butto giù queste poche righe. Le montagne si stagliano chiaramente laggiù, e la neve che è scesa in questi giorni mi conferma l'avanzare dell'inverno e l'approssimarsi del Natale. Ho gli occhi stanchi e non riesco a togliermi dalla testa le espressioni di alcuni volti , alcune più di altre. L'espressione di una dolce grigia signora che risiede prevalentemente nel reparto psichiatrico, che con proprietà di linguaggio e coerenza di pensiero, guardandomi negli occhi mi ha detto: "La mia croce sono io". L'espressione sofferente della mia compagna di stanza quando alle prime luci dell'alba ci siamo svegliate dopo una notte che lei ha passato insonne. L'espressione di un mio compagno di corso che, in ritardo, è giunto in aula e si è seduto imbronciato, a dispetto della sua natura solitamente solare. Immalinconito ed imbrunito, quanto il nero dei suoi riccioli. L'espressione del cassiere ...

Il vero amore arriva sottovoce?

© jill111/CC Il vero amore arriva sottovoce? In sordina? Un velo di timidezza appena accennata, ma adorabile. Uno sguardo sereno, eppure cauto, di una prudenza dettata da un cuore che palpita a volte inconsapevolmente. Una voce bassa e dolce che si inceppa solo a tratti, comunque giungendo alla meta prefissa. Uno sguardo aperto e inossidabile, appena un po' svagato ma in realtà attento ad ogni particolare, intelligente e curioso. Amore esiste? Latente, inciampa? Si fa vedere? O nasce, cresce, si rafforza ed esplode in una miriade di note scintillanti? La mia vita cambierà? Rimarrà la stessa? O sarà come quando, passato un tornado, tutto ciò che c'era è ora irriconoscibile? Cosa fa l'amore? Cosa è? Cosa dà? Cosa vuole in cambio? Cosa accoglie? Cosa abbandona? Cosa ammira? Cosa odia? Cosa ammette? Vive o non vive? Sarò coraggiosa? O mi distruggerà, mi annienterà senza che possa emettere un fiato, mi torturerà strada facendo, insidioso come non mai? Rivelati, s...

Racconti #8 - L'amore di Annibale

Battaglia di Zama © artista romano, 1570-1600/wikicommons Correva l’anno 202 a. C. e Scipione aveva distrutto le basi puniche in Spagna e tagliato i rifornimenti ad Annibale. Ora, Annibale lo sentiva, Scipione sarebbe arrivato là dove i Romani non erano mai riusciti: in Africa. Annibale era depresso: certamente comprendeva che quella sarebbe stata la battaglia decisiva, ma era ancora più preoccupato per colei che era sola in Africa in balia del nemico, il suo unico, vero amore: Iulia. Ebbene, sì, Annibale, il grande e freddo condottiero, era innamorato e ora si struggeva al pensiero della prossima battaglia nel territorio di colei che amava.  “Ah” , si disse,  “la mia patria ora è quasi perduta, ma non voglio perdere anche la donna che amo” . Era l’alba di uno di quei terribili giorni d’attesa, quando giunse un messaggero che gli consegnò un plico: la grafia era tremolante e chi l’aveva scritto doveva aver avuto molta fretta. Il messaggio però era chiaro: Anniba...

Rose rosse

© Wajahat993/CC Mi ha punto una spina, caro. Una spina mi ha punto delle tue rose rosse perché succhiassi al dito, come già tuo, il mio sangue . [1] È successo pure a me, incredibile a dirsi.  Mi è penetrata nella carne a fondo e mi ha lasciato completamente intontita. Mi ha fatto male, tanto male. E da lì ogni cosa è cambiata: sono un’altra persona. Oddio, non mi sento più me stessa, possibile? Perché ogni pensiero che faccio non è più mio? Stanotte tienimi sul tuo cuore, avvolgimi nel tuo sogno, incantami col tuo fiato, sii sola con me solo. [2] Sii solo con me sola, dunque ! Noi due, soli. Tu solo, ma non da solo, con me! Io sola, ma non da sola, con te! Sola con te. Solo con me. Assieme. Quanto fa male. Non capisco più nulla. Lacrime pretendono di sgorgare, impazienti e non trattenute. Non sono inconsapevole, né senza peccato. La notte appartiene a noi. Istinto primordiale, il nostro, antico e insopprimibile. Mi fai sentire come se avessi di nuovo un...

Racconti #7 - Colpita

Rovereto, 10 maggio 2014 (Ogni riferimento è puramente casuale) Annalisa era depressa. Non capiva perché né come ma le sue mani non le ubbidivano. Mai. Il pianoforte era lì davanti a lei, nero e lucente, beffardo. La sfidava a dominarlo e, regolarmente, vinceva la sfida. Annalisa si fissò le mani: non erano granché, per una pianista: le dita non erano molto lunghe né così agili e affusolate come avrebbero dovuto. Lungo sospiro. Suonava ormai da quasi sette anni ed ancora non si sentiva in perfetta sintonia con il suo strumento: il pianoforte era distaccato da lei, distante, un qualcosa di estraneo e straniero che non riusciva a fare suo. Freddo e inavvicinabile, proprio come un bel ragazzo irraggiungibile. Basta! Annalisa si allontanò dal piano infastidita, andandosi a rifugiare sul divano. Non capiva. Il problema erano le sue dita o la sua disposizione d’animo? Infatti ogni esibizione pubblica era per lei fonte di ansia ed angoscia ed ovviamente il risultato ne risentiva. ...

Miss Inquieta #2 - Non chiamatemi tenera

© Ebowalker/CC Tenerezza è un sentimento che non mi è congeniale e non mi appartiene. Non mi reputo una persona dal cuore tenero, dunque non chiamatemi "tenera". Vorrei essere una dura, ma poche volte ci riesco davvero . Se devo coccolare, vezzeggiare, consolare, accarezzare qualcuno, accade spontaneamente, d'impeto e d'istinto, ma la tenerezza non c'entra nulla. Anzi, è deleteria. Se hai un cuore tenero, ecco dove ti colpiranno . Lì ti feriranno e la ferita di un cuore è la più difficile da sanare, se esiste la possibilità di sanarla. Avere il cuore tenero, che croce! Irrimediabile cataclisma l'esserne affetti. E chi ne soffre, chi soffre di questo malanno prova su di sé una centuplicata capacità di apertura all'altro, e dunque anche una centuplicata capacità di soffrire per l'altro. Odio sentirmi dire: "Sei gentilissima!", oppure: "Che tenera!". Lo so, non pretendo mi possiate capire, perché non è facile comprendere i...

Racconti #6 - Lui

Wilhelm Gause Hofball in Wien - Historisches Museum der Stadt Wien © wikicommons Era una serata come tutte le altre, fredda e monotona. Le stelle brillavano, incastonate nel velluto nero della notte ma, come freddi diamanti, non emanavano alcun calore. Vera Johnson si preparava a salire in carrozza. Indossava un abito nero da ballo privo di guarnizioni ed un soprabito scuro foderato di pelliccia. I bianchi capelli erano raccolti in una crocchia dall'aspetto severo, ma più di tutto colpiva il volto della donna: totalmente inespressivo e precocemente invecchiato. Stancamente, Vera si abbandonò sul sedile della carrozza. Si sentiva tremendamente sola, inutile, svuotata anche del sentimento più sublime: l’amore. Avrebbe voluto poter ancora sognare, formulare un pensiero d’amore, avere la consapevolezza di essere amata e di amare. Ma il suo animo si era inaridito: solo silenzio, solo infinito nulla.  Stanca, stanca sono , si disse, voglio solo scivolare nell'oblio...

Chissà se... #4 - L'inferno o il nulla?

© Baluda Il “De Amore” di Andrea Cappellano. L’argomento si presenta in un caldo e assolato sabato di fine settembre, in quella che da ormai due settimane è la classe più preparata del liceo: la “sempre giovane” III BCA. Con un sospiro di rimpianto per la ricreazione conclusasi così presto, ad uno ad uno gli studenti si avviano nell'aula a passo claudicante, smentendo il nomignolo a loro affibbiato. Li aspetta un’estenuante ora di lettere in cui il professore farà di tutto per far entrare nelle loro graziose testoline il concetto di “amor cortese”. Con il passo elastico che lo contraddistingue, entra finalmente anche il prof, saluta con un bel sorriso e siede alla cattedra posta in posizione strategica: proprio di fronte agli studenti. Quindi, con gesti lenti, compila il registro e infine lascia cadere la penna. Alza gli occhi e osserva il gruppo di ragazzi che attende trepidante. Poi si rivolge ad una leggiadra fanciulla dell’ultima fila, tale Giulia, e le fa una domanda...

Chissà se... #3 - Blessing by a sister

Little girl  © Unsplash Valentina è mia sorella. Ha i capelli neri, gli occhi scuri e dalla forma simile ad una mandorla, il nasino delicatissimo e una boccuccia ben fatta, col labbro superiore un po’ sporgente. Una pelle dal colorito olivastro e una strana ferita in fronte. Piccolina, ma pienotta. A casa ci spremiamo la mente per costruirle il nido proprio qui. Compriamo un letto a castello, un lettino di fiaba, tiriamo fuori i nostri vecchi giochi, compriamo un seggiolone, dei vestitini, aggiungiamo, insomma, un posto a tavola per colei che fra poco entrerà nella nostra famiglia. Vale è euforica e non fa che lanciare gridolini, stringere i pugni dall'entusiasmo e camminare con la sua buffa andatura da pinguino (busto in avanti e gambe larghe). Bello, avere una sorellina così piccola. Mi sento già un po’ mamma, ma non troppo, eh! Le sue risa fanno impazzire, la sua voce è un po’ roca per una bimba tanto piccola, ma ne aumenta il fascino. É una piccola damina che sa com...

Racconti #5 - La dolorosa separazione

Dama con l'ermellino © Leonardo Da Vinci/wikicommons “La Grande Dama è ancora addormentata. Che dici, Pierre, la svegliamo?” . A parlare era un’eterea figurina con le vesti svolazzanti, la stessa che molti curiosi ed appassionati d’arte stavano ad ammirare la mattina nel suo bel quadro dalla cornice antica. “No, lasciamola dov’è! Abbiamo un incarico da svolgere, ricorda!” . Pierre, un aitante cavaliere di un quadro settecentesco, uscì con un balzo dalla sua cornice e si affiancò a Samantha, la fanciulla eterea e luminescente che gli aveva parlato. Insieme, mano nella mano, si avviarono danzando nell'aria, alla sala est del castello dove vivevano ormai da tre secoli. Quella era la notte fatidica: Samantha e Pierre avevano ricevuto l’ordine dalla Grande Dama di svegliare tutti i quadri del castello, cosa che non accadeva da più di cento anni poiché molti erano già entrati in un’immobilità quasi eterna. Quando tutti furono svegli, o la maggior parte, si riunirono nella sa...

Racconti #4 - L'arco e le frecce

© Mariavittoria Giaroli Photography Mi chiamo Irina e non avrei dovuto nascere . La mia mamma non mi voleva. Se vi aspettate, dunque, una bella storia, vi sbagliate. Ma, se vi aspettate una storia lacrimevole e commovente, vi sbagliate allo stesso modo. Perché la mia è una storia di speranza e di forza, una forza che scaturisce solo dall'aver attraversato pezzetti di deserti e di foreste e di gallerie bui e dolorosi i quali, però, una volta lasciati alle spalle, sono diventati frecce nel mio arco. L'arco della mia vita. Non capisco come ho fatto a lasciarmi convincere a raccontarvi la mia storia: di solito non interessa a nessuno. E di solito io non ho nessuna voglia di raccontarla. Però oggi mi sento diversa: forse perché è il mio compleanno? Non è che non ho mai sperimentato sprazzi di felicità o di fortuna. Anzi. Il mio stesso ritrovamento lo devo a Qualcuno. Qualcuno che non so come chiamare. Lo dicono “Dio”, “Padre”, lo chiamano in molti modi. Io non lo chiamo...

Filosofia a piedi nudi

© pierpeter/CC Scalza, camminavo lungo il marciapiede verso le 23 di un giovedì sera. Nella mano destra il cono di un gelato alla fragola che mi aveva indotto in tentazione nonostante novembre sia già cominciato, nella sinistra i sandali. Al mio fianco, l'amica che mi aveva convinto a girare scalza per lenire i piedi martoriati. Ridenti e spensierate, camminavamo tranquille e deliziate dal contrasto fra il gelato, freddo sulla lingua, e la notte attorno a noi, un poco più calda ma non troppo. Io ero poi assolutamente affascinata dalla sensazione dei miei piedi (coperti solo dai calzini) sul selciato. Ed ecco, nel mezzo di una risata a due, intravedo il mio professore di Filosofia Politica che, da lontano, si dirige verso di noi. Scalza, gelato nella destra e sandali nella sinistra, non posso che salutarlo nonostante l'assurdità della situazione. E, con il tipico aplomb e correttezza che lo contraddistingue, mi saluta anch'egli, sorridendomi gentilmente ed augur...

Racconti #3 - Aliena

uno dei tanti cieli sotto il quale mi sono trovata Era una mattina di metà maggio particolarmente afosa. Stavo sudando con i miei compagni su un compito di matematica. La mia mente era spossata e i numeri mi ballavano davanti agli occhi, beffardi. Tutt’a un tratto suonò la campanella, uno squillo insistente e insolitamente lungo. Stupita, sollevai il viso per controllare l’ora. Cosa poteva mai essere? La porta si spalancò violentemente e il bidello del quarto piano gridò con voce strozzata: “Fuori di qui, la scuola sta andando a fuoco!”. Balzai in piedi col cuore in gola, sorda al richiamo della professoressa che, istericamente, cercava di organizzare gli allievi per uscire, ma tutti, urlanti, si spingevano verso l’uscita con gli occhi pieni di spavento. Uscii con gli altri, rossa in viso e ansimante, e nel corridoio trovammo un orrendo spettacolo: dappertutto c’erano fiamme, rosse e spietate, che si propagavano a velocità pazzesca nonostante i ripetuti sforzi per spegnerle. I...

Fiabe #1 - Policarpo e la fonte dell'eterna giovinezza

© Luciano Caputo/CC Policarpo era un vecchietto di circa settant'anni, posseduto da un'insaziabile sete di conoscenza. Aveva letto più libri di ogni altro essere vivente sulla terra. Tuttavia, non poteva riposare tranquillo la notte perché un atroce dubbio lo torturava: esisteva veramente la fonte dell'eterna giovinezza? Moltissimi libri aveva letto su di essa, moltissime leggende lo avevano incantato e milioni di studiosi gliene avevano parlato, ma... senza aver mai visto nulla di concreto. Oramai questa domanda lo assillava da anni ed era diventata il suo chiodo fisso, perché era rimasta finora insoluta. Da quando gli era penetrata nel cuore lo tormentava senza tregua e i giorni passavano tutti uguali, in una specie di perenne dormiveglia sonnacchioso. Eppure la ricerca lo impegnava a fondo in ogni attività della giornata, continuamente, socraticamente. *** Un giorno, un uomo davvero strano lo avvicinò e chiese di parlargli in segreto. Costui era ciec...

Interludi #2 - La mano

© PDPics/CC Lentamente, la mia mano si muoveva sulla tela accarezzandola. Lenti gesti regolari, precisi. La tela frusciava ed emanava un profumo indefinibile, o forse me lo immaginavo? Guardavo le linee della mia mano, affascinata e al tempo stesso stranita: mi sembrava estranea, che non mi appartenesse. Pensavo. Ad un ragazzo. Che mi aveva preso la mano. Chiusi gli occhi, sognante. Perché l’aveva fatto? Non l’aveva mai fatto prima e non lo fece più dopo, ma quella sera l’aveva fatto. Improvvisamente mi aveva afferrato il polso e l’aveva trattenuto per un po’, prima di lasciarmi andare. Misterioso. Adorabile. Disperato. Mano, dimmi qual è la verità. Sara, ora basta! Quel villano mi ha stazzonato davvero tanto, mi ha tirato in lungo e in largo per stringermi con la sua mano sudaticcia. Tutto sopporto, ma una cosa così improvvisa, eh no! E non farti strane idee romantiche su quella stretta, perché non è stata tanto gentile, né premurosa.  É stata rozza, improvvisa e so...

A Trento #5 - Alle cinque del mattino

scorcio di Trento, da via Grazioli Non sono una dormigliona, no. Eppure, non disdegno una salutare dormita di almeno otto ore. Tuttavia, ci sono volte in cui questo assunto, imprescindibile per il mio equilibrio psicofisico, non viene da me assolto in quanto mi si impongono alla mente pensieri del tipo: "Ma sì, per una volta che dormo meno, che vuoi che sia!", o ancora "Beh, recupererò nel pomeriggio". Invece, toh!, il danno è fatto. Nonostante ciò, svegliarsi prestissimo, verso le quattro o le cinque del mattino per capirci, è un'esperienza che consiglio a tutti perché si tratta di un pezzo di vissuto a metà tra il magico e il surreale, nel mezzo di un'esperienza empirica e di un'esperienza estatica . Non ridete di me, su, cercherò di argomentarvi al meglio le ragioni per cui dico questo, sfoderando la mia ratio discorsiva per quanto mi è possibile sfoderarla alle 6 del mattino, seduta in treno sonnacchiosa, mentre fuori dal finestrino i monti...

Chissà se... #2 - Tanto latina e tanto greca pare

© baptisteh/CC alla prof. C.N.   Ella spiega i celati labirinti della lingua: dal nostro grande "padre" indoeuropeo giunge il latino e quasi si confonde con il greco in un turbinìo di pathos . I verbi poooolitematici si affacciano all'orizzonte, ma il Suo spietato ferro li doma ed essi, rimproverati, si rintanano nella loro gabbia dorata. Vittoriosa, ella esce alla luce della terrorizzante versione, ma il faro che illumina la notte buia è ciò che credevamo ostico e nella capoccia di noi poveri gallinacci il magma infinito si è dissolto.

Chissà se... #1 - Rosso Malpelo. Dieci anni dopo

Carusi all’imbocco di un pozzo della zolfara , 1899 © Eugenio Interguglielmi /wikicommons Nelle notti di luna piena può capitare di vedere all'ingresso della cava della rena rossa un’oscura figura avvolta in un nero mantello, dal passo esile e leggero, dalle mani bianche e scarne, fuggevole apparizione che emette lunghi e disperati lamenti, singhiozzando rivolta all'entrata cavernosa della cava. I pochi viaggiatori che giungono sul luogo ed ascoltano i gemiti che la disperata produce hanno il cuore straziato e rimangono così fortemente turbati dalla voce della donna, inumana, che lanciano gridolini terrificati. Non è raro sentirli. C’è un uomo, però, un minatore per l’esattezza, che non sembra granché sconvolto. Il suo soprannome è lo Sciancato. Egli segue l’apparizione senza farsi vedere e una volta ha persino scorto il viso dell’inquietante fantasma. Conosce molto bene quel viso: è il volto della madre di Rosso Malpelo, un malvagio ragazzino scomparso da circa dieci...