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Fiabe #1 - Policarpo e la fonte dell'eterna giovinezza

© Luciano Caputo/CC

Policarpo era un vecchietto di circa settant'anni, posseduto da un'insaziabile sete di conoscenza. Aveva letto più libri di ogni altro essere vivente sulla terra. Tuttavia, non poteva riposare tranquillo la notte perché un atroce dubbio lo torturava: esisteva veramente la fonte dell'eterna giovinezza? Moltissimi libri aveva letto su di essa, moltissime leggende lo avevano incantato e milioni di studiosi gliene avevano parlato, ma... senza aver mai visto nulla di concreto.
Oramai questa domanda lo assillava da anni ed era diventata il suo chiodo fisso, perché era rimasta finora insoluta. Da quando gli era penetrata nel cuore lo tormentava senza tregua e i giorni passavano tutti uguali, in una specie di perenne dormiveglia sonnacchioso. Eppure la ricerca lo impegnava a fondo in ogni attività della giornata, continuamente, socraticamente.

***

Un giorno, un uomo davvero strano lo avvicinò e chiese di parlargli in segreto. Costui era cieco, con una massa di lunghi capelli bianchi, che gli coprivano anche il resto del corpo scheletrico. In un sussurro, gli consegnò un libro che, a suo dire, era preziosissimo e conteneva le informazioni che Policarpo cercava da così tanto tempo. Poi, svanì tanto velocemente come velocemente era comparso, senza dare alcuna spiegazione e senza voler nulla in cambio.
Policarpo, esterrefatto, si ritrovò improvvisamente fra le mani un libro diversissimo da tutti gli altri che aveva letto finora, assai misterioso: era un volume non molto grande, con una rilegatura color oro e, sulla copertina, portava inciso il segno di una sorgente, impreziosita di gemme false. Tentò di aprire il libro, ma questo era sigillato, sebbene non avesse lucchetti di sorta. Lo girò allora in tutte le direzioni, lo capovolse, lo strofinò, lo accarezzò, lo scagliò contro il muro, lo calpestò, ma invano... tutto era inutile ed il libro non si apriva in nessun modo. Scoraggiato e depresso, Policarpo si sedette davanti al fuoco e in un impeto d'ira lo scagliò tra le fiamme.
Con uno schiocco, il libro di aprì. Incuriosito e febbricitante, Policarpo avvicinò il volto alle fiamme così tanto da bruciarsi la barba, ma a lui non importava. Grande fu però la sua delusione quando vide che tutte le pagine erano bianche e, sebbene lo sfogliasse, la carta non recasse alcun segno. Riflettendo, senza accorgersi, lasciò cadere sul libro una manciata di cenere e, come per magia, il volume si popolò di frasi, immagini e decorazioni fantastiche, incredibili ed antichissime.
Euforico, pazzo di gioia, Policarpo proruppe in un grido di felicità tale che svegliò i vicini. Con gli occhi umidi di pianto, baciò la copertina  del libro che teneva stretto al petto: finalmente le sue domande tormentose e i suoi decennali dubbi avrebbero avuto una risposta!

***

Per sette giorni e sette notti lavorò furiosamente decifrando frasi su frasi e, affinché nessuno lo disturbasse, si chiuse in casa sprangando porte e finestre. Il lavoro era terribile e faticosissimo, poiché il libro era scritto in ebraico, greco e latino. Giunto alle ultime pagine, Policarpo era però molto frustrato e non aveva ancora appreso se la fonte esistesse e dove si trovasse.
Ma ecco che, traducendo l'ultima frase, rimase sbalordito e incredulo. Recitava: "La fonte dell'eterna giovinezza si trova nell'animo di ogni uomo che conservi giovane il cuore".
Perché non occorre cercare al di fuori di noi stessi.

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