© Maria/CC Una ragazza dai lunghi capelli neri e gli occhi verdi, un viso dall'ovale perfetto, entrò nel treno e si sedette di fronte a me, rannicchiata sul sedile vicino al finestrino. D’un tratto iniziò a piangere sommessamente. Poi incominciò a parlare al telefono, alzando la voce. Infine, desolata, riprese a piangere. Chi la trattava tanto male al telefono? Io ero lì, ma non volevo andarle vicino, per timore della sua reazione. D'altronde, è così facile passare avanti quando si sfiora qualcuno che è triste ed infelice! Ma il cuore di lei piangeva ed ora fa male anche il mio, al pensiero. Le nostre strade s’erano incrociate eppure io non riuscivo (e forse non lo volevo nemmeno troppo) a decidere di renderla una cosa degna di nota e non un semplice passaggio, un semplice sguardo impassibile, come i tanti che tutti i giorni ci scambiamo nei luoghi pubblici e non solo. Lei era per me un’estranea ed io lo ero per lei. Questo mi ha trattenuto e impedito di avvicinarm...