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Showing posts from October, 2013

Riflessioni da Trenitalia #1 - Quando il cuore piange

© Maria/CC Una ragazza dai lunghi capelli neri e gli occhi verdi, un viso dall'ovale perfetto, entrò nel treno e si sedette di fronte a me, rannicchiata sul sedile vicino al finestrino. D’un tratto iniziò a piangere sommessamente. Poi incominciò a parlare al telefono, alzando la voce. Infine, desolata, riprese a piangere. Chi la trattava tanto male al telefono? Io ero lì, ma non volevo andarle vicino, per timore della sua reazione. D'altronde, è così facile passare avanti quando si sfiora qualcuno che è triste ed infelice! Ma il cuore di lei piangeva ed ora fa male anche il mio, al pensiero. Le nostre strade s’erano incrociate eppure io non riuscivo (e forse non lo volevo nemmeno troppo) a decidere di renderla una cosa degna di nota e non un semplice passaggio, un semplice sguardo impassibile, come i tanti che tutti i giorni ci scambiamo nei luoghi pubblici e non solo. Lei era per me un’estranea ed io lo ero per lei. Questo mi ha trattenuto e impedito di avvicinarm...

Interludi #1 - Quel quarto d'ora che cambia tutto

© Neuro74/CC Naaa, domattina metto la sveglia un quarto d'ora prima, devo svegliarmi presto , pensieri mattutini dei giorni lavorativi, che investono il tempo prima ancora che esso investa me, di ritorno da un viaggio tra le braccia di Morfeo. Eppure, eppure. Quel quarto d'ora in meno mi rovina solitamente la giornata. Quel quarto d'ora, chissà cosa sarà mai. Eh, no. Qui ci si sbaglia. Qui mi sbaglio. Un quarto d'ora in più è una giornata all'insegna del successo. Un quarto d'ora in più di sonno potente è una giornata di sole interiore. Quel quarto d'ora che precede le 7 della mattina è un quarto d'ora come pochi , è un quarto d'ora dai risvolti semplicemente prorompenti, dalle caratteristiche inusuali, dalle conseguenze travolgenti. Persi quei quindici minuti, hai fallito. Persi quei quindici minuti di beato sonno, hai rovinato tutto. Un giorno perso, un giorno con la luna per traverso, è un giorno senza il quarto d'ora che lo inizi...

Ricordi

© Giuseppe Savo/CC Mi ricordo montagne verdi e le corse di una bambina... Attorno a me vedo montagne verdi, di un verde più scuro del bosco di notte. Sono in treno e il cielo sopra di me si staglia candido e azzurro. La musica nelle mie orecchie mi fa desiderare di incontrarti qui, ora, tra la ferrovia e il paesaggio . Stupido, no? Eppure mi sento preda di un’emozione difficile da sostenere. Davanti a me, nel sedile di fronte, ho un bel ragazzo dai capelli e dagli occhi scuri che studia e sottolinea un testo di giurisprudenza. Molto concentrato, ha un bel profilo. Non l’ho mai visto prima. Una camicia a quadri gli copre quella che sembra essere una maglietta nera. Un uccello nero dalle ali enormi si è appena librato al di fuori del finestrino da cui sto osservando le cime trentine, gli alberi e gli arbusti del bordo, le viti appena poco distanti dalle rotaie su cui passa questo treno lento. Ora, nelle orecchie ho la colonna sonora di un bellissimo film e ne sono contenta. ...

Il sapore della Musica

Palau de la musica catalana, Barcellona © Elena Cavanna/CC Musica è un pezzetto di sublime bellezza dal sapore di cielo che precipita sulla terra per far assaporare all'umanità l’aroma dell’eternità.

Il compositore mefistofelico

Richard Wagner © Wikilmages/CC Da sempre, l’umanità ha concepito la musica come l’arte eletta, la più sopraffina e più vicina al divino di ogni altra. E da sempre chi la compone, chi riesce cioè a padroneggiarla, ha un potere enorme, terribile e bellissimo. Ha un potere assoluto, quasi di vita e di morte sulle menti e sulle anime di ogni singolo uomo sulla terra. Padrone incontrastato di suscitare ogni genere di emozione, lui è. Vibrazioni magiche che attraversano i corpi. Toccano le corde dell'anima. Armonia. Parlano la lingua universale dei sentimenti. Si espandono dilatandosi. La loro diffusione è incontrastata. Il loro magnetico fascino irresistibile. Mefistofelico compositore. Plasmatore luciferino.

Racconti #2 - Io sono tornata. Lui no.

Cabo Girao, Madeira © wikicommons Sulla sommità del dirupo mi sporgo. La mia esistenza oscilla pericolosamente davanti agli occhi della natura. Luci inquisitorie (da dove vengono?) mi colpiscono beffarde, implacabili, ferendomi gli occhi martoriati dal gelo lancinante. Chi sono? Dove vado? Cadrò?  L'aria è fredda, il cielo terso, il precipizio impressionante. Basta un salto e non sarò più nulla . Basta un passo e mi dissolverò nel vento, onda sonora dell'universo, parte del tutto vivente presente in ogni cosa. L'anima del mondo aspetta solo che la mia anima giunga a lei, stretta come non mai, annegandovi assetata. Cosa mi trattiene? Nulla, non possiedo nulla e nulla mi possiede. Assenza. Eppure soffro. Troppo dolore porta la vita con sé, la morte invece è sorella, gentile perché dà e non chiede, incontaminata, purissima, toglie, recide, taglia, chiude, spegne, immobilizza... ZAC. Fine. Stop. The end. Ora o mai più. Ma... ho paura. Di cosa? Per cosa? Dimentica t...

Racconti #1 - Solo chi ama senza speranza conosce il vero amore

Golupcici (Little pigeons), Belgrade © Stefano Corso/CC Se solo. Se solo tu non fossi mai nato.  Vedo attorno a me monti innevati ed il cielo sopra di me si staglia limpido. Sereno. Ignaro. Beatamente ignaro. O forse mi sbaglio. Forse, invece, ignaro non è. Forse ne sa troppo. La musica che risuona nelle mie orecchie e rimbalza nel mio cuore riapre in me un'antica ferita, mai rimarginata del tutto. Chiudo gli occhi, sopraffatta. Non ce la faccio. Non riesco ad affrontare la mia vita e la mia prossima morte senza di te. Oh, se solo. Se solo non fosse mai successo. Ti prego, torna a trovarmi nei miei sogni, torna a confortarmi nell'oblio dei sensi. Torna. Non sogno più nulla, ora. Ho perso anche l'ultimo appiglio che mi univa a te, che mi legava alla tua evanescente e ormai eterea immagine.  Mi basta anche un soffio di te, mi basta un alito di vento che porti con sé il tuo profumo. Non lo ricordo più. Oh, Dio, non ricordo più l'esatta sfumatura delle tue guanc...

I pezzi rimasti

© nixael/CC Non so cosa mi prende questa sera. La filosofia si incunea melliflua nei rivoli delle mie lacrime senza un perché. Magoni incancreniti, su e giù li ricaccio, un poco più su dello stomaco. Ripasso e ripasso come un film di cui riavvolgo la pellicola a mio piacimento tutti coloro che ho visto oggi, per tentare di individuare la causa del mio limbo atonale . Occhi chiari, occhi scuri, occhi opachi, occhi trasparenti, occhi lucidi, occhi sorridenti, occhi pensosi, occhi penetranti, occhi fissi, occhi gelidi. Li rivedo, e li riavvolgo. Mi soffermo su alcuni, passo più spedita su altri. Odio questa sensazione di debolezza congenita che mi prende la sera. Mi prende il rimorso di ciò che non ho fatto, di ciò che non ho avuto il coraggio di fare, perché la codardia abbietta che addito negli altri trova anche in me terreno fertile. E così passa un altro giorno, ed io sono al punto di partenza. E così passa un altro giorno, ed io sproloquio, anche filosoficamente, ma di ...

A Trento #4 - Patatine rimedio universale?

© kgberlin/CC Tornavo, a piedi, testa bassa. In questi giorni sono così, mi dispiace. Attenta a non scivolare sul bagnato dei marciapiedi, che varie volte mi hanno ingannato. Ma, d'altra parte, è semplice trarre in inganno un'imbranata qual io sono. Impegnata in questa operazione, poco caso facevo al resto, e non avevo nemmeno le energie. Sento però in lontananza il profumo delle patatine fritte: il banco del fritto mi attende, e sembra lanciarmi il suo sornione, invitante, seducente a dir poco, invito . Ahhhhhhh. Che fare? Le mie orecchie captano anche il suono di un violino, ed eccolo lì, di fronte alle patatine fritte, il solito vecchierello malconcio che conosce solo quelle due canzoni e le ripete all'infinito con il suo violino sgangherato. Mi fermo un attimo, indecisa se prendere o no le patatine. Mi passa accanto un fraticello. Sì, sì, un fraticello, con la tonaca e i sandali. Suppergiù avrà avuto venticinque anni. Radioso, occhi chiari, capelli scuri, mi...

Piove

Notte di pioggia © Claudia Dea Piove. L'acqua si riversa nelle strade e scroscia con insistenza. Cielo? Plumbeo. Ed io son qui, a Storia Medievale, odore di pioggia nelle narici, Carlo Martello in testa. L'odore di pioggia assomiglia a quello di un pesce, ma è ancora meglio perché rimane indefinito, sullo sfondo. Ciò che si capisce inequivocabilmente ed unicamente è che piove e basta . Guardo fuori dalla finestra, assorta. Quello che non mi piace sta accadendo proprio qui davanti: piove, e non posso farci nulla . Non posso fermare la pioggia. Piove, e questa pioggia mi logora nell'intimo. Piove, ed io non voglio che piova. Ma accade senza la mia approvazione. Odio la pioggia, non la posso soffrire. Lo splendido, focoso sole che mi dà gioia è da essa nascosto, dalle nuvole velato, dietro quei monti disincarnato, super-umanamente contestato da una pioggia che, in questo momento, lo sovrasta d'istinto e d'impeto, biecamente incoraggiata da una Terra asse...

L'angolo del Filosofo #5 - Piove! Ergo sum.

© sakesith/CC Sono qui a contemplare file e file di insalate color verde acceso. La pioggia, lieve, scende quasi come una carezza, senza fermarsi. Su di me ha uno strano effetto: mi intristisce, e parecchio. Sarà la mia meteoropatia. O forse il mio stato d'animo dipende dal colore dei miei occhi: quando piove, diventano grigi e, d'un tratto, come se dagli occhi trapassasse nell'anima, il grigiore si tramuta in malinconia ed il mio animo si immalinconisce. C'è chi mi dice che non è possibile, che, insomma, se sei felice dentro non puoi lasciarti influenzare dal cielo, e se il sole ce l'hai in te, non importa la pioggia fuori di te. Però io non ci credo. Non credo che la pioggia sia solo pioggia ed il sole solamente sole . Comunque no, non voglio tediarvi sugli effetti corporali che la pioggia ha su di me. In realtà, a volte mi accade il contrario. Ciò succede quando cammino sotto la pioggia, e rigorosamente senza ombrello, come mi è accaduto poc'anzi....

Giuseppe Rensi vs Antonio Rosmini: la sfida

Popeye meets Sinbad Buongiorno, o filosofici amici. Quest'oggi vi voglio parlare di un personaggio un po' fuori dagli schemi nel quale mi sono imbattuta circa una settimana fa, ad una conferenza realizzata a Lettere e Filosofia presso l'Università di Trento. Come oramai avrete intuito, io adoro i personaggi fuori dagli schemi. Costui, al secolo Giuseppe Rensi, nacque a Villafranca di Verona e visse tra il 1871 e il 1941. L'incostanza e l'incoerenza che gli venne addebitata, tra i tanti, da Croce e Gentile, è proverbiale, eppure la sua fu un'esperienza di vita e di pensiero che definire "incoerente" è semplicistico: era, semplicemente e meravigliosamente, un lettore ed autore onnivoro. Di quelli che non si scordano di niente di quello che leggono. Di quelli, insomma, ai quali aspiro assomigliare. E perciò neppure il grande Antonio Rosmini sfuggì alla sua caccia letterario-filosofica. Rensi passa attraverso molte fasi, nel suo pensiero: da ...