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Golupcici (Little pigeons), Belgrade © Stefano Corso/CC
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Se solo. Se solo tu non fossi mai nato. Vedo attorno a me monti innevati ed il cielo sopra di me si staglia limpido. Sereno. Ignaro. Beatamente ignaro. O forse mi sbaglio. Forse, invece, ignaro non è. Forse ne sa troppo. La musica che risuona nelle mie orecchie e rimbalza nel mio cuore riapre in me un'antica ferita, mai rimarginata del tutto. Chiudo gli occhi, sopraffatta. Non ce la faccio. Non riesco ad affrontare la mia vita e la mia prossima morte senza di te. Oh, se solo. Se solo non fosse mai successo.
Ti prego, torna a trovarmi nei miei sogni, torna a confortarmi nell'oblio dei sensi. Torna. Non sogno più nulla, ora. Ho perso anche l'ultimo appiglio che mi univa a te, che mi legava alla tua evanescente e ormai eterea immagine. Mi basta anche un soffio di te, mi basta un alito di vento che porti con sé il tuo profumo. Non lo ricordo più. Oh, Dio, non ricordo più l'esatta sfumatura delle tue guance quando arrossivi così teneramente. Non ricordo più la morbida consistenza dei tuoi capelli quando mi abbracciavi forte. Non ricordo più la sensazione che mi davano le tue carezze. Maledizione biblica la mia, la nostra. Gliel'hai riferito a Qualcuno, lassù? Perché proprio te? Gliel'hai chiesto? Perché proprio noi? Il mio abito da sposa è ancora lì, sai. Dopo anni e anni, è ancora lì. L'ho lasciato nell'armadio, fresco e pronto da quel giorno. Per quel giorno, mai arrivato, in cui avremmo coronato il nostro sogno d'amore. Il nostro sogno. Infranto, caduto in pezzi. Devastato e calpestato da una macchina delirante il cui pazzo al volante non si è mai trovato. Il cui pazzo al volante io troverò. Il cui pazzo al volante maledico ogni giorno che mi è dato da vivere. Non sono ancora molti, ormai sono vecchia.
***
Oggi è una sera come tante, fredda e monotona. Sta per cominciare l'inverno, qui a Trento. Non so il motivo per cui mi ricorda le nostre sere. Con te, non erano mai monotone, né fredde, anche se fuori si gelava. Ricordi? Eppure questa sera mi ricorda di te. Mi sento sola, però. Tu non sei qui accanto a me. Tu non mi tieni per mano, mentre passeggio lungo il Fersina. Mi sento inutile, svuotata. Ti sei mai sentito così? Io non credo. Non hai passato quello che ho passato io. La consapevolezza di amare ed essere amata, questo vorrei non aver perduto. Questo vorrei non mi fosse stato strappato. Quant'erano belli i nostri sogni, quant'erano belli i nostri progetti. Ma ora c'è solo silenzio. Orrido e insensibile silenzio. Spaventoso silenzio. Sono stanca. Mi reputano una vecchia incattivita e acida. Mi prendono in giro per la mia presunta superiorità. Non mi amano. Se sapessero. Ho perso la mia capacità di amare. Svanita con te, in quell'attimo in autostrada. Svanita col mio splendido abito bianco relegato nell'armadio. Dio, quanto sono brutta. Nulla può far luce sulla mia esistenza. Sulla meta della mia esistenza. I miei occhi non ci vedono più bene da quando hanno smesso di annegare nei tuoi.
Noto una coppietta seduta su una panchina di fronte a me. Sono abbracciati. Vorrei urlare, vorrei separarli. Vorrei arrabbiarmi con qualcuno. Lo so, sono cattiva. Lo so, se tu fossi qui mi guarderesti con disgusto e disprezzo. Ma non posso farci niente. Sono diventata un essere mostruoso, a detta di tutti. Non so se avrò la forza di cambiare e comunque, tanto, ormai non m'importa più di nulla. Di niente, di niente, di niente. Non m'importa. Tu mi diresti che amare è un'arte e che appartiene a noi costitutivamente. Tu mi diresti che l'amore mi guarirebbe. Tu mi diresti, ma tu non mi dici. E dunque io non ti ascolto, perché tu non parli. Più. No, per la miseria! Forse ti amavo perché tu mi amavi. Forse la mia era una speranza di essere amata. Ma ora non c'è più nulla, e nulla è sufficiente. Sono follemente... sola. Ho paura e sono satura di rabbia contro tutti e tutto. Annichilita, vorrei morire. Dov'è il tuo coraggio?, mi chiederesti. L'ho finito, non ce n'è più.
***
Alzo gli occhi per un attimo. Un uccellino solitario mi sta fissando da un ramo. Che ha da guardare? Non la smette. Ohibò, avrei l'istinto di schiaffargli una manata. Lo guardo meglio, mi avvicino. Lui non si sposta. Così da vicino, noto che ha delle striature bianche sul dorso. Strano. Non ho mai visto un uccellino di questo tipo. Ha gli occhi che sembrano due palline da ping-pong. Sono enormi. Assomigliano ai tuoi. Argh. Mi blocco, non riesco più a connettere. Sono immobilizzata da un pensiero assurdo. L'uccellino è ancora lì, immobile pure lui. Paralizzati entrambi, siamo. Il tempo sembra essersi fermato. Non ho occhi che per quel minuscolo esserino nel quale ritrovo i tuoi identici occhi. Segno del cielo? Semplice coincidenza? Mi concede di accarezzarlo. Strofina il becco sulla mia guancia. Mi viene da piangere. Lo prendo delicatamente tra le mani e lui mi lascia fare. Quando torniamo a casa insieme, lui mi lascia fare. Sempre fissandomi. Senza speranza. Vero amore.
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Credo fermamente che ognuno abbia il diritto di esprimere la propria opinione, come qui io esprimo la mia. Vi invito anzi a farlo, sia che condividiate o meno i miei punti di vista. Apprezzerò dunque ogni commento vogliate lasciare su queste pagine, ma avverto che questo spazio non è uno sfogatoio.
Grazie e... che aspettate? :)
Sara