Skip to main content

Ricordi

© Giuseppe Savo/CC

Mi ricordo montagne verdi e le corse di una bambina...
Attorno a me vedo montagne verdi, di un verde più scuro del bosco di notte. Sono in treno e il cielo sopra di me si staglia candido e azzurro. La musica nelle mie orecchie mi fa desiderare di incontrarti qui, ora, tra la ferrovia e il paesaggio. Stupido, no? Eppure mi sento preda di un’emozione difficile da sostenere. Davanti a me, nel sedile di fronte, ho un bel ragazzo dai capelli e dagli occhi scuri che studia e sottolinea un testo di giurisprudenza. Molto concentrato, ha un bel profilo. Non l’ho mai visto prima. Una camicia a quadri gli copre quella che sembra essere una maglietta nera.
Un uccello nero dalle ali enormi si è appena librato al di fuori del finestrino da cui sto osservando le cime trentine, gli alberi e gli arbusti del bordo, le viti appena poco distanti dalle rotaie su cui passa questo treno lento. Ora, nelle orecchie ho la colonna sonora di un bellissimo film e ne sono contenta. Chiudo gli occhi. La bellezza del suono del pianoforte e dei violini è al contempo dolcissima e stimolante. Ho bisogno di sognare e non c’è momento migliore per farlo se non quando, come ora, i sogni ti aprono le porte e vogliono, anzi pretendono, che tu li segua con tutto l’entusiasmo che hai. 
Dunque, corri, o sogno d’amore, o sogno infranto. Sogno, ritornerai anche nelle mie notti, o ti accontenti di una capatina mattutina? Sogno verde, incantato e profumato di muschio e pelle, di corteccia e respiro, di gioia e piacere, d’azzurro e infinito, di giallo e ocra, di arancio e possesso, di rosso e sangue, di rosso e passione, di rosso e rubini, di rosso e ciliegie. Deserto, pianure, nebbie, prati, oceani, mari, strade, legni, rose, violini e strumenti, speranze, uomini e donne che si incontrano, si cercano, si vogliono, si attirano e si amano profondamente e insistentemente, da adolescenti, da giovani, da adulti, da anziani, sempre, in ogni loro istante di vita. Conchiglie adatte e complementari come due mezzelune che si incastrano per magia. Magia che si consuma lentamente eppur si consuma come un fuoco ardente di una forza interiore che lo trattiene e lo libera, cenere incandescente che a sprazzi diviene lava, terribilmente calda e infuocata. Le spiagge nel sole cocente dell’estate scottano meno che non quella fiamma. Rocce che assomigliano alle pietre preziose più rare del mondo sono incastonate in un magnifico scenario, che non si lascia intimidire dalla precarietà della vita ma anzi sa di essere l’unica cosa stabile all'interno di una pazzesca liquidità, quella che ci circonda.
Ricordo. Ricordi passati, alcuni da tempo immemorabile, altri da poco. I Will Remember, dice una canzone bellissima. Ma, cosa? Cosa ricorderò? Non sparirà tutto nell'oblio più completo ed oscuro, impenetrabile, dove non c’è più luce, né spiraglio? Dove la tenebra è solo paura e i rimedi non esistono. 

Comments

Popular posts from this blog

Racconti #9 - La bambina

The little girl © ys15 Il letto sarebbe stato la sua tomba.  Alice si rigirò, le coperte ammucchiate attorno alle caviglie, le palpebre troppo pesanti per poterle sollevare. Non sentiva la fame, anche se erano due giorni che non mangiava: troppa fatica alzarsi dal letto. Piuttosto sarebbe morta. Scopriva d'un tratto che il pensiero la lasciava del tutto indifferente.  Niente l’avrebbe più anche solo sfiorata portando con sé altro male, era una promessa.  Un limbo di dolce assenza di dolore, finalmente. Dopo una vita passata a soffrire se lo meritava, no?  Dio, quanto odiava il giudizio stupido di gente che nemmeno la conosceva, di gente che, dopo un solo sguardo, credeva di aver capito tutto di lei. Ma che capivano. Stupidi borghesi col naso per aria.  Se solo l'avessero abbassato, quel naso snob, avrebbero visto la melma dei comuni mortali, lo schifo di chi deve sopportare i colpi di un destino che non può fronteggiare e…  «Mamma, alzati, devo ...