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Cabo Girao, Madeira © wikicommons |
Sulla sommità del dirupo mi sporgo. La mia esistenza oscilla pericolosamente davanti agli occhi della natura. Luci inquisitorie (da dove vengono?) mi colpiscono beffarde, implacabili, ferendomi gli occhi martoriati dal gelo lancinante. Chi sono? Dove vado? Cadrò? L'aria è fredda, il cielo terso, il precipizio impressionante. Basta un salto e non sarò più nulla.
Basta un passo e mi dissolverò nel vento, onda sonora dell'universo, parte del tutto vivente presente in ogni cosa. L'anima del mondo aspetta solo che la mia anima giunga a lei, stretta come non mai, annegandovi assetata. Cosa mi trattiene? Nulla, non possiedo nulla e nulla mi possiede. Assenza. Eppure soffro. Troppo dolore porta la vita con sé, la morte invece è sorella, gentile perché dà e non chiede, incontaminata, purissima, toglie, recide, taglia, chiude, spegne, immobilizza... ZAC. Fine. Stop. The end. Ora o mai più. Ma... ho paura. Di cosa? Per cosa?
Dimentica tutto, fallo! mi dice la mia anima. Qualcosa però, all'improvviso, mi assale alle viscere, terribile nella sua forza. Mi addenta lo stomaco, mi morde, mi graffia, si aggrappa agli spiragli del mio corpo insulso e mi lascia ansimante ad indietreggiare da quella sottile linea di demarcazione che separa la mia vita dalla mia morte. Ahi, aiuto! Che succede? Respiro profondamente per calmarmi e, come un medico procede scrupolosamente ad esaminare il suo paziente, così io cerco di analizzare ciò che mi attanaglia e mi trattiene dal buttarmi. Accidenti! Le sue maglie sono troppo fitte, non riesco nemmeno a svolgerne una parte, pur con tutta la mia nietzscheana volontà di potenza. Forse. Forse. Mi sembra un grumo inestricabile di sentimenti, emozioni, sogni, rancori, fantasie, singhiozzi, aneliti, grugniti, gemiti, urla, sussurri, bisbiglii, parole dette e non dette. Invalicabile, secreto dal debole cuore in me.
Oh! Ho ancora un cuore? Mi ricorda chi sono, quali sono le mie aspirazioni, quale strada ho intrapreso, a che punto sono arrivata, con chi ho condiviso il mio percorso, chi amo, chi odio, cosa mi fa piacere, cosa disprezzo, cosa ammiro, cosa mi dona gioia, cosa mi rende triste, cosa mi fa paura, cosa mi fa volare. Atto impraticabile, il mio. Nulla è come sembra. Nulla si crea, nulla si distrugge. Tutto si trasforma. Il segreto sta nel perseverare. Speriamo. É così che mi sono voltata e, un piede dietro l'altro, ho imboccato la strada del ritorno. Il grumo è diventato subito più leggero e poi... puff! si è disciolto.
Dimentica tutto, fallo! mi dice la mia anima. Qualcosa però, all'improvviso, mi assale alle viscere, terribile nella sua forza. Mi addenta lo stomaco, mi morde, mi graffia, si aggrappa agli spiragli del mio corpo insulso e mi lascia ansimante ad indietreggiare da quella sottile linea di demarcazione che separa la mia vita dalla mia morte. Ahi, aiuto! Che succede? Respiro profondamente per calmarmi e, come un medico procede scrupolosamente ad esaminare il suo paziente, così io cerco di analizzare ciò che mi attanaglia e mi trattiene dal buttarmi. Accidenti! Le sue maglie sono troppo fitte, non riesco nemmeno a svolgerne una parte, pur con tutta la mia nietzscheana volontà di potenza. Forse. Forse. Mi sembra un grumo inestricabile di sentimenti, emozioni, sogni, rancori, fantasie, singhiozzi, aneliti, grugniti, gemiti, urla, sussurri, bisbiglii, parole dette e non dette. Invalicabile, secreto dal debole cuore in me.
Oh! Ho ancora un cuore? Mi ricorda chi sono, quali sono le mie aspirazioni, quale strada ho intrapreso, a che punto sono arrivata, con chi ho condiviso il mio percorso, chi amo, chi odio, cosa mi fa piacere, cosa disprezzo, cosa ammiro, cosa mi dona gioia, cosa mi rende triste, cosa mi fa paura, cosa mi fa volare. Atto impraticabile, il mio. Nulla è come sembra. Nulla si crea, nulla si distrugge. Tutto si trasforma. Il segreto sta nel perseverare. Speriamo. É così che mi sono voltata e, un piede dietro l'altro, ho imboccato la strada del ritorno. Il grumo è diventato subito più leggero e poi... puff! si è disciolto.
***
Ho riaperto gli occhi vedendo il sole splendere come fosse la prima volta. A noi due, mondo! Sono tornata da te, mondo. Tornata. Da te. Eppur sola. Io sono tornata, sì, ma lui no. Non lui. É strano quando una persona cara se ne va, nonostante ti assicuri: “Tornerò. Me ne vado per tornare!”. É strano perché dopo l’iniziale, inevitabile tristezza, il dolore per la perdita si attenua e rimane sullo sfondo e tu ricominci a vivere, abituandoti a poco a poco alla sua assenza. Però mai del tutto. A tratti ti assale una malinconia profonda e inizi a porti delle strane domande: chi sono, alla fine? Cosa rappresentano gli altri per me? Cos’è la mia vita senza amicizia? Senza amore? Senza speranza? Senza voglia di partire e lasciare tutto alle spalle, ansie e dolori, gioie e sentimenti...?
E poi, quando sei sola, libera ma sola, un nodo ti si stringe in gola e non ti molla più, neanche se tu lo vuoi con tutta te stessa, neanche se implori il cielo in ginocchio. La tua vita è sempre lì, bella o brutta che sia, tutto quello che sei e che hai passato non puoi cancellarlo né buttarlo alle spalle come un giocattolo rotto: è parte di te, è te e non ti lascerà mai andare. Questo ho pensato, quando sei partito, lontano. E non sei più tornato. Quando, come già è accaduto una volta, te ne sei andato, via. Ed ora che mi sento persa senza di te, senza la tua irrefrenabile gioia, senza la tua bellissima serenità che ti invidiavo da morire, senza la tua comprensione e la tua vicinanza che mi dava sostegno, ti voglio dire che… ti voglio bene. Sì, ti voglio bene perché ho scoperto di poter cambiare e diventare una persona migliore anche grazie a te. Sei una delle persone che ammiro di più al mondo. Solo ora mi accorgo di quanto sei divenuto importante nella mia vita!
E poi, quando sei sola, libera ma sola, un nodo ti si stringe in gola e non ti molla più, neanche se tu lo vuoi con tutta te stessa, neanche se implori il cielo in ginocchio. La tua vita è sempre lì, bella o brutta che sia, tutto quello che sei e che hai passato non puoi cancellarlo né buttarlo alle spalle come un giocattolo rotto: è parte di te, è te e non ti lascerà mai andare. Questo ho pensato, quando sei partito, lontano. E non sei più tornato. Quando, come già è accaduto una volta, te ne sei andato, via. Ed ora che mi sento persa senza di te, senza la tua irrefrenabile gioia, senza la tua bellissima serenità che ti invidiavo da morire, senza la tua comprensione e la tua vicinanza che mi dava sostegno, ti voglio dire che… ti voglio bene. Sì, ti voglio bene perché ho scoperto di poter cambiare e diventare una persona migliore anche grazie a te. Sei una delle persone che ammiro di più al mondo. Solo ora mi accorgo di quanto sei divenuto importante nella mia vita!
Ho scoperto che l’amicizia nasce all'improvviso, ma si fortifica nel tempo e ci conforta quando non c’è altro che lo faccia. Ho scoperto che l’amore è una potenza indescrivibile, che ti sorregge quando stai per cadere. Ho scoperto che la speranza ti fa andare avanti col sorriso sulle labbra, fiera, a testa alta, perché sai che, nonostante tutto quello che potrebbe accadere, nella vita c’è un tenue e dorato alone di magia che sa di cielo. Ho scoperto che non siamo nulla senza gli altri: io esisto solo perché ci sei tu. Tu sei il mio posto, la mia ancora, il mio baluardo. Grazie di esistere! cantava Eros. Io ora lo dico a te. Ti auguro con tutto il cuore di essere felice, in qualunque parte del mondo tu sia, in qualunque parte del cielo tu sia, in qualunque sprazzo tra cielo e terra tu ti ritrovi incagliato, in qualunque angolo di questo universo immenso tu ti ritrovi incastrato. E ti auguro di trovare ciò che cerchi, qualunque cosa sia. Perché cerchi ed io lo so. A presto, ti dico, perché il tempo non conta per chi possiede il ricordo.
***
Se fosse così semplice. Magari fosse così semplice. Non lo è. Ricordo. Ricordo. E il ricordo fa male, fa impazzire, ti impedisce di continuare a vivere. Perché non torni? Sono umana e non posso impedirmi di pensare, sperare, volere, gridare, anelare, desiderare, bramare, urlare... voglio il tuo ritorno! Voglio la tua presenza accanto a me. Voglio te. Qui. Con me. Io sono tornata. Non volevo, sai. Volevo cadere. Ed ho ancora uno scenario bellissimo davanti agli occhi della mente: quella splendida ed infinita estensione di paesaggio che si profilava intatta. Mi sarei fusa con essa, avrei fatto parte di essa, in modo sublime, perfetto, inimmaginabile. Senza rimpianti. Perché non l’ho fatto? Perché? Ha contato il mio ritorno? A cosa mi porterà? Perché sono tornata da te, mondo? Cosa di te mi attira ancora, se tutto ciò per cui pensavo di vivere se n’è andato? Mi viene in mente un detto, forse sapienziale, non so: Se una domanda è ben posta, non ha bisogno di una risposta.
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Credo fermamente che ognuno abbia il diritto di esprimere la propria opinione, come qui io esprimo la mia. Vi invito anzi a farlo, sia che condividiate o meno i miei punti di vista. Apprezzerò dunque ogni commento vogliate lasciare su queste pagine, ma avverto che questo spazio non è uno sfogatoio.
Grazie e... che aspettate? :)
Sara