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Showing posts from May, 2014

Un tuono sottopelle

© Werner22brigitte/CC Le mie speranze sono disattese e ciò che di bello mi sembrava di avere ora si raggrinzisce poco per volta. Non mi resterà nulla da investire per ciò in cui credo ed anche ciò in cui credo verrà rosicchiato via, come la crosta che si forma sopra una ferita? La sera è fatta per rimuginare e questa sera c'è un indefinibile senso di mestizia che me lo fa fare. La mistica delle parole non ha molto da dire (tradirebbe se stessa) ma ciò che resta è il sentire: denso e devastante, come un tuono sottopelle. Impotente, lascio che spazzi via tutto quel che vuole di me.

Interludi #9 - Agli antichi fasti

Forest for the trees Mural by Yatika Fields © wiredforlego/CC Sbadiglio rumorosamente nel vano sforzo di rimanere concentrata, ma non ci riesco. Murales coloratissimi e colori acrilici s'impadroniscono dei miei pensieri e mi tengono avvinta neanche fossi una bimbetta alle prese con i suoi primi disegni da mostrare a mamma e papà. Però sì, quel verde acido non mi piace e vorrei sostituirlo con un bel verde-mela-verde, il verde delle mele trentine, avete presente? Mmm, lì c'è troppo giallo sporco e là troppo giallo fosforescente. No, così non va. Siamo in cinque e ci guardiamo negli occhi: siamo appena arrivati, carichi come non mai. Occhi blu guardano nei miei, decisi. Occhi verde acqua si incontrano con occhi nocciola per poi volgersi a me, sorridenti. Sì, ce la possiamo fare, siamo qui per questo, ci crediamo e ci rimbocchiamo le maniche. Quel muro davanti a noi è la nostra tela, a noi il compito di farla tornare agli antichi fasti.

Il mio posto

scorcio di casa a Trento Di qua, di là. Avanti, indietro. Su, giù. Andata, ritorno. Casa, quasi-casa, la-camera-che-è-diventata-la-mia-casa, strade, prati, panchine. Stazioni ferroviarie, Trenitalia, autobus. Terrazze, gradini, balconi, giardini, cancelli. Marciapiede, uffici, biblioteche. Librerie, bar, edicole. Poste Italiane, sale d'aspetto, sale d'attesa. Panifici, mense universitarie, supermercati. Non riesco a trovare il mio posto, e lo cerco. Non riesco a capire dove stare, e ci provo. Forse non lo capirò mai, ho il presentimento che sarà così, ma mi hanno detto che... sono i luoghi a cercare le persone, e non le persone i luoghi. Voglio crederci. Almeno fintantoché non riuscirò a trovare qualcuno al quale non mi sarà difficile dire: "Il mio posto sei tu".

Miss Inquieta #12 - Storia di un'adolescente e del suo naso

© Johan1127/CC C’era una volta una ragazzina di tredici anni che non riusciva a sopportare la forma del suo naso. Non le andava bene niente ed aveva un sacco di paure: dello sguardo altrui, del giudizio dei suoi compagni, di non trovare un ragazzo, di non prendere un bel voto nella verifica di geografia, di fare una brutta figura nelle partite di basket, di essere presa in giro perché si sentiva goffa e preferiva leggere un libro piuttosto che andare ad una festa. Se una cosa le sembrava ingiusta, non riusciva a stare zitta, si alzava in classe e la diceva davanti a tutti. Alle elementari aveva causato, così facendo, una faida incredibile tra le bambine più chic, lei che chic non era. Era la preferita della maestra di italiano, si prendeva i “Superbrava” sul quaderno e sguazzava tutta contenta nelle invidie che scatenava. Pensava di essere l’eroina del villaggio : un giorno sarebbe stata, alternativamente, la giocatrice di punta della squadra di basket femminile più forte ...

Io (cuore), vagabondo

© alexis/CC Cuore in perenne vagabondare, mente in perenne rincorrere.  Stanchezza che avanza e affanno che non si placa. Fastidio che va e viene, come un'onda che si tuffa e poi si ritrae nella bassa marea. Rada foschia che s'incunicola attraverso pensieri che sono come foglie morte, clangore inesorabile di chiavistelli che aprono porte inesistenti nella mia memoria. Fuggevole visione di lucine psichedeliche dal fascino turbolento, vuoti di silenzio metafisico a coprire scosse lievi di dolore mentale. Tutto si trasforma in un lieve, carezzevole tocco di un foulard di seta pura, una delle più grandi fissazioni della mia nonna ultraottantenne. Costruirci delle fionde si potrebbe, con la sua pelle. Costruirci delle centrali di energia per irrorare l'intera nazione si potrebbe, con il caotico turbine di gas e potenze infernali che in questo momento reclama come sua la mia (piccola) psiche.

Riflessioni da Trenitalia #4 - Ecco a te, stella

© PDPics/CC Quel giorno il sole non c'era. Scendeva una pioggerellina fastidiosa e si attaccava ai capelli e alla pelle lasciandoti la sensazione di aver ricevuto la ruvida leccatina di un cane. Ero insonnolita, dopo una notte passata a ballare ad un ritmo per me sconosciuto, e tutto mi sembrava confuso. Non avevo ancora aperto gli occhi del tutto e me li sentivo gonfi ed assonnati. Incapace d'intendere, avevo buttato giù un paio di caffè per riuscire ad assumere un'aria per lo meno rispettabile, ma l'intento, seppur lodevole, non aveva ancora trovato un esito adeguato. Perciò incespicavo sui miei passi, trascinando la mia valigia azzurrina e tentando di velocizzare la mia andatura da bradipo. Sentivo male dappertutto e mi ripetevo in continuazione che ero stata una stupida a volermi alzare così presto. Stazione dei treni. Mi dirigo alle macchinette automatiche che sputano fuori biglietti, ma mi accorgo che su una c'è scritto "Non funzionante" ...

A Trento #7 - Facciamo che siamo all'epoca dei dinosauri

© sharonang/CC La cosa mi turba: fame compulsiva ad ogni istante, incursioni nei supermercati per fare razzia di dolci e patatine, e tavolette e biscottini, e brioche e tramezzini, da ingurgitare in un batter d'occhio. Salato e dolce, prima uno e poi, dietro, l'altro. Poi l'altro e poi di nuovo uno. Eravamo lì, sulla panchina in ferro battuto del Parco delle Rose, a scartare cioccolata di nocciole alla gianduia, ingozzarci di panini all'uvetta e wafer al cioccolato fondente. Stravaccata, gambe aperte e briciole dappertutto, ginocchio dolente e cuore indifferente, mani appiccicose e dita curiose, mi sentivo anestetizzata, antidolorifici naturali entrati in circolo e una brezza fresca a placare gli spasmi interiori. I bambini erano almeno una decina, e correvano dappertutto urlando forsennati, invasati, rossi e sudati. "Facciamo che siamo all'epoca dei dinosauri ma io ho un chip che mi fa rimanere anche in quest'epoca..." . Il mio cuore si at...