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Il mio posto

scorcio di casa a Trento

Di qua, di là. Avanti, indietro. Su, giù. Andata, ritorno. Casa, quasi-casa, la-camera-che-è-diventata-la-mia-casa, strade, prati, panchine. Stazioni ferroviarie, Trenitalia, autobus. Terrazze, gradini, balconi, giardini, cancelli. Marciapiede, uffici, biblioteche. Librerie, bar, edicole. Poste Italiane, sale d'aspetto, sale d'attesa. Panifici, mense universitarie, supermercati.
Non riesco a trovare il mio posto, e lo cerco. Non riesco a capire dove stare, e ci provo. Forse non lo capirò mai, ho il presentimento che sarà così, ma mi hanno detto che... sono i luoghi a cercare le persone, e non le persone i luoghi. Voglio crederci. Almeno fintantoché non riuscirò a trovare qualcuno al quale non mi sarà difficile dire: "Il mio posto sei tu".

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The little girl © ys15 Il letto sarebbe stato la sua tomba.  Alice si rigirò, le coperte ammucchiate attorno alle caviglie, le palpebre troppo pesanti per poterle sollevare. Non sentiva la fame, anche se erano due giorni che non mangiava: troppa fatica alzarsi dal letto. Piuttosto sarebbe morta. Scopriva d'un tratto che il pensiero la lasciava del tutto indifferente.  Niente l’avrebbe più anche solo sfiorata portando con sé altro male, era una promessa.  Un limbo di dolce assenza di dolore, finalmente. Dopo una vita passata a soffrire se lo meritava, no?  Dio, quanto odiava il giudizio stupido di gente che nemmeno la conosceva, di gente che, dopo un solo sguardo, credeva di aver capito tutto di lei. Ma che capivano. Stupidi borghesi col naso per aria.  Se solo l'avessero abbassato, quel naso snob, avrebbero visto la melma dei comuni mortali, lo schifo di chi deve sopportare i colpi di un destino che non può fronteggiare e…  «Mamma, alzati, devo ...