Skip to main content

Miss Inquieta #12 - Storia di un'adolescente e del suo naso

© Johan1127/CC

C’era una volta una ragazzina di tredici anni che non riusciva a sopportare la forma del suo naso. Non le andava bene niente ed aveva un sacco di paure: dello sguardo altrui, del giudizio dei suoi compagni, di non trovare un ragazzo, di non prendere un bel voto nella verifica di geografia, di fare una brutta figura nelle partite di basket, di essere presa in giro perché si sentiva goffa e preferiva leggere un libro piuttosto che andare ad una festa.

Se una cosa le sembrava ingiusta, non riusciva a stare zitta, si alzava in classe e la diceva davanti a tutti. Alle elementari aveva causato, così facendo, una faida incredibile tra le bambine più chic, lei che chic non era. Era la preferita della maestra di italiano, si prendeva i “Superbrava” sul quaderno e sguazzava tutta contenta nelle invidie che scatenava. Pensava di essere l’eroina del villaggio: un giorno sarebbe stata, alternativamente, la giocatrice di punta della squadra di basket femminile più forte al mondo, e una delle pianiste più dotate a livello internazionale. Non divenne nessuna delle due cose. Anzi, con il basket ed il pianoforte intrattenne un rapporto molto ambiguo. Da un lato, amava sfogarsi a correre come un’ossessa da una parte all'altra del campo di basket, arrivando per prima alla palla e riuscendo a prendere in contropiede le avversarie più velocemente di tutti. Però, una volta arrivata alla palla, le sembrava scottasse e doveva disfarsene il più presto possibile. Era perciò un caso più unico che raro che riuscisse a fare un canestro. Dall'altro, le piaceva immensamente suonare per se stessa e sentire tutte quelle belle note cristalline fondersi l’una sull'altra godendo della reciproca vicinanza. Ma quando doveva suonare per qualcun altro, incespicava sulle note come nella melma di un campo di patate dopo la pioggia, si accaldava come se avesse messo la testa nel forno e se la prendeva col pianoforte. Quello non la aiutava mica, se ne stava lì, tutto serio ed elegante nel nero della sua vernice, quasi come ad implorare l’arrivo di un pianista più esperto e meno timoroso di lei.

Andò a finire che quella ragazzina si ruppe il legamento crociato del ginocchio sinistro, e dunque disse addio ad ogni sogno sportivo, e smise di andare a lezione di pianoforte, anche se questo strumento musicale ancora sopporta di esser da lei suonato ogni tanto.

Miss Inquieta

Comments

Popular posts from this blog

Racconti #9 - La bambina

The little girl © ys15 Il letto sarebbe stato la sua tomba.  Alice si rigirò, le coperte ammucchiate attorno alle caviglie, le palpebre troppo pesanti per poterle sollevare. Non sentiva la fame, anche se erano due giorni che non mangiava: troppa fatica alzarsi dal letto. Piuttosto sarebbe morta. Scopriva d'un tratto che il pensiero la lasciava del tutto indifferente.  Niente l’avrebbe più anche solo sfiorata portando con sé altro male, era una promessa.  Un limbo di dolce assenza di dolore, finalmente. Dopo una vita passata a soffrire se lo meritava, no?  Dio, quanto odiava il giudizio stupido di gente che nemmeno la conosceva, di gente che, dopo un solo sguardo, credeva di aver capito tutto di lei. Ma che capivano. Stupidi borghesi col naso per aria.  Se solo l'avessero abbassato, quel naso snob, avrebbero visto la melma dei comuni mortali, lo schifo di chi deve sopportare i colpi di un destino che non può fronteggiare e…  «Mamma, alzati, devo ...