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Showing posts from April, 2014

Interludi #8 - Lavori in corso

© goodinteractive/CC Potersi dire fuoriusciti è potersene infischiare, potersi raccontare. Due banane, tre mele e cento grammi di noci: il giusto rituale cibario post-collasso da innamoramento. Macché raccontare. E chi riesce a raccontare? Le parole si sfumano, lei balbetta e fissa il vuoto coi lucciconi agli occhi, l'esperienza di misto frullato dolceamaro nella testa. Il caos. Il bianco che lampeggia più di un'insegna al neon che dice: "Pericolo! Attenzione! Lavori in corso... ". Guance infuocate. La felicità ha connotazioni ben strane: anche della segnaletica stradale fa un uso improprio.

Da capo

© ferobanjo/CC Eredi di una tortura millenaria di vivisezione della coscienza - stando alle parole di un noto professore di filosofia le cui parole, sincerità e coerenza di vita mi intrigano moltissimo - non sempre riusciamo a dire "Questa fu la vita. Orsù da capo!" , come Nietzsche scrisse. Quel che è stato, è stato, ma preferiamo metterci una pietra sopra, riporlo in un luogo segreto dentro di noi, in solitudine. Rifletterci su, ma non condividerlo; è dura condividere qualcosa che non ci piace , che ci ha fatto soffrire, la nostra parte peggiore. Eppure, io penso, tenere per sé ciò che è stato, senza provare a redimerlo, è forse più logorante. Il tempo per stare soli, il "rigore e la sublimità in noi stessi" , sono necessari, vitali. Eppure, la solitudine non mi trae fuori dalla realtà: mi inabissa meglio in essa per redimerla. Aggiungo: condividendo. Diceva Nietzsche: "I miei nemici sono quelli che vogliono sovvertire tutto senza costruire se stess...

Interludi #7 - L'unione di due silenzi

Ad A.S. Era abbracciata all'albero come in estasi, la guancia appoggiata alla corteccia, le braccia avvolte attorno al tronco. Aveva chiuso gli occhi, respirava lentamente. Solo guardandola riuscivo a capire quello che mi aveva detto poco prima: "Mi sento pienamente capita dall'albero. Il suo silenzio abbraccia il mio ". Teneva le labbra socchiuse, quasi a formare una piccola O. Quasi immobile. Sopra di noi, il verde scuro delle foglie. Attorno, la notte era la nostra coperta. © Unsplash/CC

Miss Inquieta #11 - Quando l'entusiasmo scema

© Public Domain Pictures Quando l'entusiasmo scema, il cuore ingrigisce, si chiude, rattrappisce. Quando l'entusiasmo scema, il primo che ride ti vien da prenderlo a sberle. Quando l'entusiasmo scema, le Pepsi gassate, quelle sì, ora vorresti berle. Quando l'entusiasmo scema, ti senti cinicamente superiore ad ogni altro. Quando l'entusiasmo scema, credi che nessuno più di te sia così scaltro. Quando l'entusiasmo scema, fai le cose tanto per fare. Quando l'entusiasmo scema, qualcuno lo vorresti appeso per la giugulare. Quando l'entusiasmo scema, ti fai beffe delle oche che saltellano giulive, non le scusi, non ci badi, le osservi da sotto in su, però vive son vive. Quando l'entusiasmo scema, ti senti una balena. Quando l'entusiasmo scema, nulla ti rasserena. Quando l'entusiasmo scema, porcatroia alle ninnenanne: c'è anche chi si fa di canne. E così lo stupore se ne va dove invece il dolore largo...

Chissà se... #5 - Bambole

© lailajuliana/CC Verde scuro aveva il grembiule. Un verde terroso, di quelli veri, incantatori, riposanti. Di quelli che sanno di erba e vermi e foglie e veleni e prati e licheni. Amo il verde, non è un colore semplice. Ti aggredisce piano, come un baciamano. Puoi immolare la tua anima al verde, e non accorgertene . Poi, più in alto, c'era un angolo di rosa tenue: il collo paffuto che sosteneva un visino di bambola, ancora bimba eppure con lo sguardo di donna. Gli occhi tondi, come due bottoni di madreperla, sembravano senza ciglia alcuna. Mi guardavano dritto in mezzo agli occhi, lanciandomi uno sguardo duro, di granito. Mi seguivano mentre mi spostavo nella stanza, da una parte all'altra. Era perfetta la sua pelle, sfumata di rosso sugli zigomi. Perfetta la sua bella bocca, chiusa in un piccolo bocciolo color ciliegia. Un ricciolo nero le sfuggiva dall'acconciatura elaborata in cima alla testa per ricadere vezzoso vicino all'orecchio. Non parlava, non si ...

Avrei voluto

Piazza Duomo, Trento © Mariavittoria Giaroli Photography Ti ho fissata, lì sui gradini della fontana di Piazza Duomo. E mi veniva da piangere. Ti ho fissata, mentre tentavi di sorridermi coraggiosamente, togliendo a me il coraggio di sorriderti. Le tue labbra dipinte di rosso si aprivano e si chiudevano, quasi come quelle di un pesciolino boccheggiante sulle pareti di un acquario. Parlavi, mi raccontavi di te, della tua vita, dei tuoi sogni. I tuoi occhi vagavano ogni tanto, verso l'alto. Mi dicevi che non vedi via d'uscita, che hai paura, che sei spaventata dalla Vita. E tornavi con lo sguardo a me, invocando una risposta. Non riuscivo a dartela. Ti fissavo e basta, i tuoi corti capelli svolazzanti, le tue mani quasi invisibili tremanti. Piccola, indifesa, impaurita, un esserino catapultato nella Vita che tu non ami. Avrei voluto tante cose. Avrei voluto essere me stessa fino in fondo. Avrei voluto tenerti tra le braccia e cullarti come se fossi mia sorella. Avrei vol...

Al fotografo in giacca verde (mi sembrava)

© RyanMcGuire/CC In questi giorni mi sembra di vivere tante vite. Potrebbe essere che forse io sia bipolare, non lo so. Oramai più nulla mi sembra sano, men che meno me stessa. Quel che so è che passo dall'euforia più catartica alla più nera malinconia, e che questo me lo regala ogni incontro che faccio. È un dono che non ho voglia di ricevere, ma devo, è inevitabile, come quando mia nonna mi regalava mutandine al mio compleanno, ed anche se erano rosa-pesca-rosa l'abbracciavo come se fosse il regalo più bello del mondo, ed era lo stesso ogni anno. Persone. Ripenso alle parole dette, ci passo più volte sopra con il pennello della mia razionale pazzia macchiata di disincantato stupore . Per la miseria! Odio i "Tutto bene?" , sanno di superficiale, ipocrita finzione di interesse. Preferisco i semplici "Ciao" detti guardandoti dritto negli occhi prima di correr via. Odio chi ogni volta che ti vede vuole baciarti sulle guance, chi lancia gli urlet...

Miss Inquieta #10 - Chi è curioso ascolta

© jeniffertn/CC Chi è curioso vuol sapere, dunque ascolta. L'ascolto è la caratteristica principale, a mio parere, di chi è veramente curioso: chi non ascolta curioso non è . Sono in sala d'attesa nella stazione dei treni di Bassano del Grappa, e mi guardo attorno. Davanti a me ci sono un uomo ed una donna: lei fruga nella borsetta, lui guarda il cellulare con la musica a palla. Ognuno immerso nel suo mondo, ma c'è una cosa che stiamo ascoltando tutti: la musica che esce dal cellulare dell'uomo. Triste, malinconica, mi fa scendere il morale sotto le scarpe. Sono reduce da una litigata con mia mamma, alle solite. E, alle solite, mi sento in colpa. Non la ascolto abbastanza, non sono abbastanza curiosa di ciò che pensa. Mi tengo le mie, di idee, e con queste ci vivo. Anche se sono, in buona parte, il risultato di ciò che mi ha insegnato. Mi sono però stufata di sentirmi piovere addosso le sue, come se fossi soltanto un contenitore di plastica vuoto da riempire...