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Avrei voluto

Piazza Duomo, Trento © Mariavittoria Giaroli Photography

Ti ho fissata, lì sui gradini della fontana di Piazza Duomo. E mi veniva da piangere. Ti ho fissata, mentre tentavi di sorridermi coraggiosamente, togliendo a me il coraggio di sorriderti. Le tue labbra dipinte di rosso si aprivano e si chiudevano, quasi come quelle di un pesciolino boccheggiante sulle pareti di un acquario. Parlavi, mi raccontavi di te, della tua vita, dei tuoi sogni.
I tuoi occhi vagavano ogni tanto, verso l'alto. Mi dicevi che non vedi via d'uscita, che hai paura, che sei spaventata dalla Vita. E tornavi con lo sguardo a me, invocando una risposta. Non riuscivo a dartela. Ti fissavo e basta, i tuoi corti capelli svolazzanti, le tue mani quasi invisibili tremanti. Piccola, indifesa, impaurita, un esserino catapultato nella Vita che tu non ami. Avrei voluto tante cose. Avrei voluto essere me stessa fino in fondo. Avrei voluto tenerti tra le braccia e cullarti come se fossi mia sorella. Avrei voluto riempire la tua anima con la gioia alla quale aneli. Avrei voluto prenderti la mano e scaldarla con la mia. Avrei voluto passare le dita sulla tua fronte e distenderla. Avrei voluto chiederti di toglierti il rossetto. Avrei voluto portarti a mangiare qualcosa di dolce. Avrei voluto cantarti una canzone a squarciagola a rischio di venir presa per matta. Avrei voluto rasserenarti, svegliarti, scrollarti, con ferma dolcezza. Per poi dirti: "Ehi! Guarda che c'è lì! Guarda quel bel fiore, guarda che luna, guarda che bellezza questa piazza bagnata dal sole, guarda che bel fusto di ragazzo. Senti che buon profumo di cornetti appena sfornati, assapora l'odore della pioggerella che c'è appena scivolata addosso, annusa il sentore di questa (silenziosa) pietra".
Ma non. Ma non. Ma.

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