© Gabriela Pinto/CC Ecco che accade nuovamente che l'unico momento libero che ho per scrivere è mentre sono in treno. Giuro, non lo faccio apposta. Il mio tran tran quotidiano, però, ultimamente non mi lascia scampo e non trova requie, per cui sembra quasi doveroso alla mia vena creativa di erompere nelle due-tre ore di viaggio in treno. Non abbiatene a male, non è mica che il treno di per sè sia il luogo migliore nel quale sfogare il proprio lato oscuro, anzi. È uno di quei non-luoghi che tutti frequentano ed in realtà nessuno sopporta, nei quali tutti passano e nessuno si ferma. Ma ora non voglio dilungarmi su questo, provo invece a limare i bordi dei miei pensieri evanescenti ed indirizzarli verso lo scopo per cui ho iniziato questo scritto cinque minuti fa. Un motivo c'è, ed è questo: ho vissuto (con tutte le implicazioni belle e brutte che questo verbo, talvolta bistrattato ed usato anche a sproposito, comporta) poco fa una conversazione, a tratti discussione, d...