«Colui che ama il più e il meno non è riuscito a superare la banalità del senso comune, e ne è rimasto prigioniero», così scriveva Meister Eckhart più di settecento anni orsono. Chi prova entusiasmo rigetta il più e il meno che Eckhart addita. Chi prova entusiasmo fuoriesce dai confini della ragionevolezza e pencola verso la follia.
L'entusiasmo sfugge alla ragione, destrutturandola, spaccandola. Sarà deformazione professionale, eppure non posso non pensare alla filosofia. Dice Aristotele che la filosofia nasce dalla meraviglia, quell'appagante sensazione di scoperta che tutti ci afferra da bambini e che, ahinoi, man mano perdiamo col passare degli anni. Ma è proprio qui, in questa feritoia frastagliata che si allarga sempre più con l'età, che s'innesta, a mo' di rampicante, l'entusiasmo. Aspettando, paziente, di riempire il vuoto lasciato dalla meraviglia.
Ebbene, se provo a scavare a fondo in me stessa e tento, non senza fatica, di recuperare parte di quella meraviglia dinanzi al mondo, sentimento purissimo pienamente nostro solo nell'infanzia, riscopro la scoperta, riscopro la parte di me che ha smania di scoprire, di meravigliarsi genuinamente. Scopro, dunque sono. Mi entusiasmo, dunque sono. Scopro l'entusiasmo nei confronti della vita, verso tutto ciò che è nuovo, o meglio, che noi vediamo con occhi nuovi nonostante il suo vecchiume. Che non sia forse in questo che consiste l'entusiasmo? Guardare al mondo con occhi nuovi, rendendo nuovo ciò che guardiamo. Sembra un po' un'operazione di pulizia, assomiglia molto ai quotidiani gesti di una casalinga: lucidare un pavimento, spolverare un ripiano, riassettare un divano. Solo che qui dobbiamo lucidare gli occhiali con cui guardiamo al mondo, con la cura di un antiquario, e la dolcezza perentoria di un amante. O cambiarli direttamente con un altro paio. Però montatura rosso fuoco, questa volta, rosso entusiasta.
L'entusiasmo sfugge alla ragione, destrutturandola, spaccandola. Sarà deformazione professionale, eppure non posso non pensare alla filosofia. Dice Aristotele che la filosofia nasce dalla meraviglia, quell'appagante sensazione di scoperta che tutti ci afferra da bambini e che, ahinoi, man mano perdiamo col passare degli anni. Ma è proprio qui, in questa feritoia frastagliata che si allarga sempre più con l'età, che s'innesta, a mo' di rampicante, l'entusiasmo. Aspettando, paziente, di riempire il vuoto lasciato dalla meraviglia.
Ebbene, se provo a scavare a fondo in me stessa e tento, non senza fatica, di recuperare parte di quella meraviglia dinanzi al mondo, sentimento purissimo pienamente nostro solo nell'infanzia, riscopro la scoperta, riscopro la parte di me che ha smania di scoprire, di meravigliarsi genuinamente. Scopro, dunque sono. Mi entusiasmo, dunque sono. Scopro l'entusiasmo nei confronti della vita, verso tutto ciò che è nuovo, o meglio, che noi vediamo con occhi nuovi nonostante il suo vecchiume. Che non sia forse in questo che consiste l'entusiasmo? Guardare al mondo con occhi nuovi, rendendo nuovo ciò che guardiamo. Sembra un po' un'operazione di pulizia, assomiglia molto ai quotidiani gesti di una casalinga: lucidare un pavimento, spolverare un ripiano, riassettare un divano. Solo che qui dobbiamo lucidare gli occhiali con cui guardiamo al mondo, con la cura di un antiquario, e la dolcezza perentoria di un amante. O cambiarli direttamente con un altro paio. Però montatura rosso fuoco, questa volta, rosso entusiasta.
Miss Inquieta
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Credo fermamente che ognuno abbia il diritto di esprimere la propria opinione, come qui io esprimo la mia. Vi invito anzi a farlo, sia che condividiate o meno i miei punti di vista. Apprezzerò dunque ogni commento vogliate lasciare su queste pagine, ma avverto che questo spazio non è uno sfogatoio.
Grazie e... che aspettate? :)
Sara