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Miss Inquieta #7 - Scompostamente

© Unsplash/CC

In ritardo, perennemente. Eppur mi muovo. E così ecco che faccio incontri che pavento da tutta una settimana, e così ecco che poiché non ho tempo incontro gente che vorrei mi facesse perdere tempo, incontro gente alla quale vorrei rubare un po' di tempo per crogiolarmici felice. Invece no.
L'orologio continua la sua ticchettante andatura, e io non lo posso fermare, nemmeno se volessi. Devo adeguarmi. Un saluto frettoloso, un sorriso inquieto (o inquietante?) quello che posso offrire ora, non ho altro. Perdonami, sono in ritardo. Perdonami, il Professore non aspetta. Chi aspetterà te, però? Io lo vorrei, ma ora non posso. Facciamo un'altra volta. Un'altra volta è già tardi, ma il tempo non lo posso fermare. Mi ferma lui.

Miss Inquieta

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The little girl © ys15 Il letto sarebbe stato la sua tomba.  Alice si rigirò, le coperte ammucchiate attorno alle caviglie, le palpebre troppo pesanti per poterle sollevare. Non sentiva la fame, anche se erano due giorni che non mangiava: troppa fatica alzarsi dal letto. Piuttosto sarebbe morta. Scopriva d'un tratto che il pensiero la lasciava del tutto indifferente.  Niente l’avrebbe più anche solo sfiorata portando con sé altro male, era una promessa.  Un limbo di dolce assenza di dolore, finalmente. Dopo una vita passata a soffrire se lo meritava, no?  Dio, quanto odiava il giudizio stupido di gente che nemmeno la conosceva, di gente che, dopo un solo sguardo, credeva di aver capito tutto di lei. Ma che capivano. Stupidi borghesi col naso per aria.  Se solo l'avessero abbassato, quel naso snob, avrebbero visto la melma dei comuni mortali, lo schifo di chi deve sopportare i colpi di un destino che non può fronteggiare e…  «Mamma, alzati, devo ...