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A tu per tu con gli usignoli

"...li passeracci sò usignoli", Roma (giardini del Palatino) © Susanna Fratarcangeli

Dicono che l'usignolo canti solo quando si sente al sicuro.
Dicono che l'infante sia colui che non parla ("in-fans").
Dicono che quando si migra, e non si conosce la lingua, si ritorni per un poco infanti.
Dicono che ci sia un motivo se "errare" ha un doppio significato.
Dicono che la resilienza sia necessaria.
Dicono che l'integrazione sia un processo reciproco, e non unilaterale.
Dicono che - nella migrazione - esista sempre un prima ed un dopo.
Dicono che sia giusto e sacrosanto dire quello che si fa e fare quello che si dice.
Dicono di avvicinarsi in punta di piedi.
Dicono che sia meglio commettere errori per poter imparare.
Dicono che sia possibile passare da bianco-nero a grigio chiaro-grigio scuro.

Dicono che "tutorare" derivi dal latino "tutari", e cioè proteggere, difendere, custodire.

Dicono sia giusto portare a galla le dissonanze (qualunque cosa ciò significhi).
Dicono che nell'adolescenza si scopra la propria differenza.
Dicono che la Verità dell'altro abbia altrettanto valore della mia.
Dicono che non esistano civiltà più o meno evolute.
Dicono che nessuno abbia il diritto di farti fare delle scelte che non vuoi fare.
Dicono che basti stare-accanto.
Dicono che tutti abbiano il diritto a non essere del tutto consapevoli.
Dicono che le emozioni tratteggino qualcosa di noi, non degli altri.
Dicono di essere credibili.
Dicono che esista e sia praticabile una politica dei piccoli passi.
Dicono che dare le medesime opportunità non significhi tout court essere equi.

Non so se tutto ciò che dicono sia vero.
Non so nemmeno se tutto ciò che dicono sia possibile, giusto ed importante.
So, però, che mi trovo a tu per tu con otto piccoli usignoli, non ancora grandi e già non più piccini, e che il mio desiderio più grande è quello di sentirli, un giorno, cantare.

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