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Interludi #4 - Dalla pelle al cuore

© Ben_Kerckx/CC
Una volta mi hanno detto una cosa che forse può sembrare scontata, ma che nella mia testa ha fatto "Zac!", proprio come fa un taglio netto recidendo una veletta di quelle anni '80 che ancora mia mamma ripiega con cura il sabato, mentre fa le pulizie. La cosa che nella mia testa ha fatto "Zac!" era la frase: "il cuore batte anche se non lo senti".

Che novità! Sarò tarda, ma non avevo mai riflettuto sulle implicazioni di una, all'apparenza, così scontata affermazione, che secondo me sono queste: il mondo va avanti anche se sei infelice, le persone sorridono anche se dentro di te piangi, i bambini nascono anche se ci sono le guerre, il tuo uomo ti ama anche se fai una cazzata, la tua bambina ti abbraccia anche se ti sei dimenticato del suo saggio di pianoforte di oggi pomeriggio, tuo fratello si ricorda del tuo compleanno anche se tu te ne sei fregato del suo. E non è finita qui: chi mi ha fatto, straordinariamente, riflettere su questa cosa, ha poi anche detto: "pensiamo di riempire il nostro cuore con un solo sentimento, una sola persona, ma non ci rendiamo conto che il nostro cuore ha molto, molto posto". Il nostro cuore ha posto, incredibile.

Il mio dev'essere allora la metà di quello degli altri, perché mi sembra di averlo già riempito come una stanza d'appartamento per otto universitari sudati. Però, è vero anche (l'ho sperimentato sulla pelle e, come dice Venditti, "dalla pelle al cuore"...) che attraverso le vite degli altri viviamo più vite, che attraverso le emozioni provate con e tra gli altri, il nostro cuore s'allarga per fare spazio, s'allarga per cedere di schianto non alla mia vittoria, a quella altrui. Ah, giusto. Mi sovviene ora che il cuore è un muscolo. Ovvio allora che si possa allargare. Che stupida.

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