Lara. Ecco come si chiamava quella ragazza. Un nome così maledettamente dolce. La-ra. Con la erre dolcemente arrotata, come nemmeno l'arrotino avrebbe saputo fare, scivolava leggero sulla lingua, come un cioccolatino. Lara, Lara, Lara, si ripeté come un mantra. Se si concentrava riusciva ancora a distinguere la sottile scia di profumo che si era lasciata dietro. E lei l'aveva lasciata andare, senza nemmeno una parola, spiandola di sottecchi mentre parlava lì, in treno.
Avrebbe tanto voluto rivolgerle la parola, scambiare due chiacchiere. Ma era rimasta zitta, stringendo fra le mani la borsetta, nel cuore la pena che le costava ogni volta quel viaggio fino all'ospedale. Lei, Lara, quella giovane, bella fanciulla, dagli occhi ridenti e la voce dolce, aveva chiacchierato e riso con altri passeggeri, scuotendo la chioma riccia, splendida come il sole che quel giorno non c'era. Quanta dolcezza, quanta gioia, quanta giovinezza! No, non avrebbe potuto mai offuscarle, elemosinando un sorriso. Avrebbe continuato quel viaggio sola come sola l'aveva cominciato, fissando fuori dal finestrino senza vedere.
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Credo fermamente che ognuno abbia il diritto di esprimere la propria opinione, come qui io esprimo la mia. Vi invito anzi a farlo, sia che condividiate o meno i miei punti di vista. Apprezzerò dunque ogni commento vogliate lasciare su queste pagine, ma avverto che questo spazio non è uno sfogatoio.
Grazie e... che aspettate? :)
Sara