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A Trento #3 - I baci di un pagliaccio

© Couleur
Passeggio un poco imbronciata. Causa: la brutta giornata. Cammino con gli occhi bassi e non faccio caso a chi incontro. D'un tratto, una mano mi afferra e mi blocco di botto. Un pagliaccio col naso rosso e gli occhiali scuri mi fa un largo sorriso, tenendomi fermamente la mano. Me la gira, e ci posa sopra un bacio. Imbarazzata, cerco di andarmene.
Lui non molla e mi allunga un cappello: "Suvvia, signorina, mi dia una monetina!". Scuoto la testa e cerco di filarmela. Ma lui: "Non ci siamo già incontrati?", mi dice, e prima che io possa muovere un muscolo, mi posa un bacio sulla guancia. "Ora me la dai una monetina, vero?", mi sussurra. Ma io riesco finalmente a sfilare la mano e, sorridendo, lo lascio lì.

L'episodio, capitatomi circa un'ora fa, mi ha riportato il buonumore, anche se forse la mia condotta è stata senza cuore. Ho preso i baci di un pagliaccio, e nulla gli ho dato in cambio. Ripensandoci, ho riso di me stessa: i baci di un pagliaccio ed il suo atteggiamento burlone mi hanno fatto ritrovare il sorriso eppure mi hanno anche intristito. Ho sempre avuto un certo timore davanti ad un pagliaccio, forse perché Pierrot ha una lacrima, un segno di tristezza, addosso. Ma dinanzi ad un bacio di pagliaccio, il sorriso sorge spontaneo e pure quella lacrima di pagliaccio viene asciugata. Dal sorriso di chi riceve il suo bacio.

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