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Il rosso non ammette indifferenza

Foto mia. Sul pianerottolo della finestra della mia camera.

Il rosso non ammette indifferenza. Così ha esordito suor Benedetta Selene Zorzi la settimana scorsa, ad una conferenza a Trento presso il collegio Arcivescovile. Il rosso: colore di sangue, colore di violenza. Il rosso nasce con l'uomo, con il parto. Caratterizza la nascita, ma soprattutto caratterizza la morte. I filosofi misurano la realtà con il metro della morte, perché comprendono che solo così le cose della vita acquistano un senso profondo. Solo quando si fanno i conti con la morte, quando si ha un valido motivo per morire, la vita acquista un valido motivo, un valido senso.
Tutto ciò mi ha fatto pensare a molti filosofi. In principale istanza, però, a Nietzsche, al quale ho sempre associato il colore rosso, che tra l'altro è anche il mio preferito. Un rosso nietzscheano: un irrequieto sentimento nella forza di una passione senza scosse. Nietzsche, tra i miei "padri", è certamente il più provocatorio. Mi riferisco principalmente all'opera Al di là del bene e del male (1886), nella quale il filosofo distrugge tutte le credenze filosofiche, i credo religiosi e addirittura la presunta obiettività della scienza. Mi immagino il tutto avvolto in una nube rossastra.
Al termine, Nietzsche, dopo averci portato quasi sull'orlo del nulla, afferma: "ogni filosofia nasconde una filosofia" e ci priva pure della certezza di averci tolto tutto! Questo è il tranello più sublime: "Voi andate a caccia delle mie opinioni ma queste sono solo delle maschere e quando parlo non datemi retta!". Ma non possiamo passare oltre senza fermarci, è costituzionalmente impossibile perché il rosso non ammette indifferenza.

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